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Ultramaratona? Ce l’ho fatta io, ce la puoi fare anche tu
Come? Preparati una tazza di caffè o una tisana, siediti e rilassati ascoltando la mia storia.
Sono Giuseppe de Rosa, ma puoi chiamarmi Beppe come fanno tutti. Ho quarantatré anni, ho un bar a Sala Consilina nel Salernitano.
Sono una persona qualunque, ho un lavoro piuttosto impegnativo, facevo sport ma nulla di che: correvo, andavo in palestra. Non avevo tempo di fare molto altro.
Sarà capitato anche a te di non avere mai tempo per fare nulla: tra il lavoro, la famiglia, la casa che non è mai sistemata (una volta è la lavatrice, il giorno dopo i tubi dell’acqua, la caldaia…).
Spesso si dice “vorrei leggere di più ma non ho tempo” oppure “vorrei andare in palestra ma tra i figli, le faccende, il lavoro arrivo a sera distrutto”. È davvero così?
Mi sono fermato un attimo a riflettere: perdevo tanto tempo su Facebook, a guardare la televisione, mi rilassava ma mi sentivo comunque sempre stanco. Ho cominciato ritagliandomi 10 minuti ogni giorno: mi piaceva molto correre ma lo facevo così poco che mi dispiaceva. Ho iniziato quindi a stare fuori 10 minuti in più. Non sono tanti in fondo, possiamo permetterceli 10 minuti cronometrati.
Non devi partire con il botto, la tua prima ultramaratona arriverà da sola: va bene iniziare con 10 minuti ogni giorno per fare quella cosa che volevi da tempo e aumentare gradualmente il tempo che le dedichi. Partire piano è perfetto, l’importante è farlo tutti i giorni, basta davvero poco.
Perché è importante iniziare con poco ma fare le cose con costanza?
Io a 16 anni pesavo 120kg: non mi curavo del mio corpo, di cosa mangiavo. Andava bene tutto. Mi sentivo depresso e preso in giro dai compagni dell’epoca, non volevo continuare così. Ho contattato una nutrizionista che mi ha seguito, ho cambiato il modo di nutrirmi, pensavo al cibo in modo diverso. Ci sono voluti anni, ma anche qui ho iniziato con poco: da 300 gr di pasta sono passato inizialmente a 280 gr. Era pochissimo in meno, ma faceva la differenza.
A 33 anni facevo ancora poco: i 10 minuti erano diventati 2 ore e comunque perdevo ancora tempo su Facebook. Era il 2009 ed ero su YouTube a guardare video sulla corsa (perdevo tempo ma mi informavo sempre sulla mia passione): non sapevo della ultramaratona ma rimasi folgorato da un video sulla Maratona di New York. Mancavano tre mesi alla successiva: senza pensarci mi iscrissi e cominciai a preparami.
Dovevo correre per 42.195 metri, figurati una ultramaratona… io al massimo ero arrivato a una quindicina di chilometri. Ce l’avrei fatta?
Cominciai ogni giorno ad aggiungere qualche chilometro, non volevo esagerare per paura di non reggere. Ero deciso a partecipare a tutti i costi. Non sapevo nemmeno come ci si allena per una Maratona, non lo so nemmeno ora: ho fatto tutto da solo, mi sono dato degli obiettivi raggiungibili, non esageravo ma ogni giorno alzavo un po’ il livello da raggiungere. Riuscii a finirla: fu il mio successo più grande. Da quel giorno ho capito che è tutta una questione mentale: se scrivevo su un foglio un obiettivo dovevo raggiungerlo a tutti i costi, vedere qualcosa nero su bianco mi aiutava a spingermi ogni giorno un po’ più in là.
Correre una ultramaratona in autosufficienza: in cosa consiste?
Se la maratona si corre su strada, le ultra maratone vengono corse in luoghi estremi: ho corso in tutti i cinque continenti tra deserti, montagne, tundra e giungla. Il minimo dei chilometri è 115. Questa gara si corre in Senegal, è stata la mia prima ultra maratona. Da allora non ho più smesso non solo di correre, ma anche di alzare l’asticella dei miei obiettivi. Le ultra maratone si corrono da soli: devo organizzare io il mio viaggio, decidendo le calorie che mi serviranno nei giorni di corsa, la quantità d’acqua, cosa mettere nel kit medico, quando fermarmi, quando continuare.
C’erano giorni in cui non avevo tempo di fare la spesa e ora la mia prossima sfida sarà l’Australia.
È qui infatti che si disputa il mondiale di ultra maratona: 600 km di corsa in 8 tappe. Se finirò il cibo sarò squalificato; se finirò l’acqua (ogni 20 km circa ce ne viene data 1.5 litri) non potrò continuare la gara. Ita Marzotto è l’unica italiana ad aver vinto questa sfida. Il mio sogno è di essere il primo uomo italiano a finirla. È la mia prossima asticella di miglioramento, ma non sarà l’ultima. E tu pensa che sono partito da 10 minuti al giorno…
Quando non corro sono al bar a Sala e spero tanto che un giorno entri qualcuno che voglia emularmi e correre insieme a me: anche se le ultra maratone si corrono da soli mi piacerebbe allenarmi con qualcuno. Tu sei pronto alla sfida? Lo sport è alla base della filosofia Ikers! Ti va di essere il prossimo ultra maratoneta nella tua passione preferita? Ora tocca a te, bastano solo 10 minuti.
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