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Voglio parlarti del perché una persona adulta, magari anche un imprenditore, un manager di un’azienda o un libero professionista dovrebbero interessarsi al teatro.
So cosa stai pensando… Ma cosa può interessare a me, che faccio un lavoro serio, dell’esperienza di una che fa l’attrice???
Se non è quello che stavi pensando, tanto meglio, forse avresti letto comunque questo articolo, ma se invece un frammento di questo pensiero è passato per la tua mente, ti invito ad accettare la sfida e regalarti un po’ di tempo per leggere.
Sì, è vero, faccio l’attrice di professione in un paese dove già le professioni artistiche non vengono considerate professioni, quella dell’attore forse anche meno. A meno che tu non sia un Nome. E io non lo sono, non ancora almeno… Ma non è di questo che voglio parlarti.
Vediamo spesso nei film e telefilm americani, uno dei posti più competitivi del mondo, le arti (compreso il teatro) all’interno del curriculum scolastico, mentre in Italia tendenzialmente si fanno corsi facoltativi al pomeriggio oppure qualche laboratorio in orario scolastico, forse. Però almeno si fanno.
Si fa teatro perché i bambini/ragazzi hanno bisogno di esprimersi, hanno bisogno di trovare un luogo dove superare timidezze e imbarazzi, sperimentare diverse parti di sé e linguaggi… e gli adulti no?
Cito un passo dal saggio “Generazione Tech” di Caterina Cangià (Giunti editore):
“[…]La pratica del teatro è una stupenda alternativa all’uso eccessivo dei videogiochi e delle reti sociali. Nel teatro la comunicazione avviene olisticamente. Corpo, gestualità, posa, movimento, sentimenti, emozioni e voce sono considerati strumenti di supporto di un unico, grande processo comunicativo.”
Nel fare teatro vengono vissuti: l’empatia, la consapevolezza di sé e dell’altro, la flessibilità dei ruoli, i conflitti e le loro risoluzioni. Mettere in scena uno spettacolo o semplicemente praticare laboratori di drammatizzazione incentiva la cooperazione con il proprio gruppo, è un’occasione per l’espressione delle emozioni; offre la percezione della riuscita e sviluppa l’immaginazione.
Il teatro, di per sé altamente motivante, è un contesto di immersione totale nella comunicazione, quasi un essere dentro il videogioco. Favorisce una maggiore attenzione ai bisogno di comunicazione e di espressione dei ‘ragazzi tech’ e sviluppa in loro competenze comunicative/relazionali e creative, insieme all’autostima e alla fiducia in se stessi”.
Ora, al di là che anche questo testo ovviamente parla di teatro come strumento in più da dare ai ‘ragazzi tech’, il mio consiglio è di rileggerlo e pensare se queste cose non sono le stesse identiche cose di cui ha bisogno un adulto, un imprenditore quando decide di fare dei corsi di comunicazione, un responsabile delle risorse umane quando pensa che la sua azienda abbia bisogno di giornate di team building, e così via.
E perché non usare il teatro per sperimentare e acquisire tutte queste competenze, invece di un corso frontale?
Il teatro ha pure una risorsa in più a disposizione del vostro apprendimento di competenze utili alla vita e al lavoro in toto: è divertente.
Vi sembra di poco conto che sia divertente? Infatti siamo abituati ad associare apprendimento di competenze a duro lavoro, fatica, frustrazione, eccetera.
Invece Manfred Spitzer, neuropsichiatra, nel suo libro “Demenza digitale” ci dice questo:
“La costruzione pianificata e la drammatizzazione servono ad allenare l’autocontrollo […]. Tutto ciò può funzionare solo se [l’attività] è interessante e divertente. Non smetto perché è divertente, anche se qualcosa mi distrae. E così imparo a portare a termine in maniera controllata un’attività.”
Questo vale per tutte le attività fondamentali per il rafforzamento della volontà, come lo sport, la recitazione, la musica e le attività manuali.
Quando disegno o dipingo (o faccio le prove per uno spettacolo) alla fine ottengo un risultato che posso mostrare con orgoglio agli altri, se ho mantenuto la giusta concentrazione.
È in questo modo che si impara la costanza”.
… Non ti ho ancora convinto?
Allora pensiamo a come stiamo normalmente, dentro dei ruoli sociali e lavorativi che servono ma che spesso ci stanno un po’ stretti. Ci stanno stretti perché per forza di cose al lavoro non possiamo portare tutta la nostra sfaccettata personalità, ci sono alcune cose private, ci sono alcune cose troppo esuberanti, o imbarazzanti anche. E la stessa cosa succederà in altri contesti. La nostra personalità è spesso spezzettata a seconda dei contesti che frequentiamo, e va bene così. Ma a volte perdiamo dei pezzi.
Nella routine quotidiana possiamo perdere parti di divertimento, di espressione di noi, di follia, di gioco e parti infantili, che ci sono!, ma non abbiamo tempi e spazi per esprimerle.
In un laboratorio di teatro si può. E non solo puoi portare tutte le tue parti, ma puoi mostrarle senza vergogna (e lo so che noi adulti ci vergogniamo a mostrare alcune parti infantili rimaste in noi) perché il contesto stesso del teatro è protettivo: “Benvenuti a teatro, dove tutto è finto ma niente è falso” diceva Gigi Proietti.
Puoi sperimentare tutte le parti di te, ma resteranno sempre nel contesto della finzione del teatro.
Per questo io consiglio a TUTTI di sperimentarsi dentro un laboratorio di teatro.
Per voler frequentare un laboratorio di teatro non avete bisogno di voler fare gli attori di professione (e se anche voleste, parliamone, vi devo dare un paio di avvertenze prima!). Vi basta aver bisogno di migliorarvi e sfidare voi stessi: empowerment attraverso il teatro.
Iscrivendovi da soli, per allargare in maniera imprevedibile la vostra rete sociale (sapete quante persone di provenienze varie e variegate si conoscono a un laboratorio di teatro?), oppure organizzandone uno dentro la vostra azienda, per conoscervi come gruppo di lavoro in un modo assolutamente inedito.
Vi lascio con le parole di Vivienne Westwood (tratto dal libro “Morgana” di M. Murgia e C. Tagliaferri): “L’arte, la letteratura, la musica e il teatro sono la migliore forma di educazione perché sono una forma di autoaffermazione. Lo stai facendo per te stesso”.
Per qualsiasi dubbio, curiosità o informazione, scrivetemi pure oppure contattate Ikers:
Giulia Manzini
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