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Sono una persona normale, non credo di aver fatto nulla di eclatante, tranne dimostrare che basta un minimo di volontà (che spesso si pensa di non avere) per ottenere dei traguardi che sembravano assolutamente impensabili.
La maratona non ha mai avuto un ruolo principale nei miei primi quarant’anni di vita, anzi a parte qualche corsetta senza pretese all’epoca del liceo, ero arrivato ai 40 con un interesse quasi nullo per il mondo del running.
Ero certo di non avere nulla a che fare con quei pazzi che correvano 42,195 km tutti di fila… oltre che fisicamente, non ritenevo di avere la forza di volontà per affrontare quel certo tipo di sfide, soprattutto per non rischiare di vedere concludere le mie imprese con un misero fallimento.
Se poi vogliamo aggiungere che vent’anni fa correre non era assolutamente di moda, i praticanti erano pochissimi, non esistevano i gps e tutto il materiale tecnico dei giorni nostri, le maratone si contavano sulle dita di una mano ed erano ignorate dal grande pubblico, pronto ad appassionarsi di atletica solo in occasione delle Olimpiadi.
Che cosa ha fatto scattare allora la molla per approcciarmi al mondo delle corse su strada?
L’emulazione di mio fratello Giorgio, di ben 10 anni più vecchio, che, insieme al suo amico del Lago di Garda e coetaneo Ezio, aveva iniziato a correre .
Venivamo tutti dal mondo delle regate in barca a vela, sempre a livello dilettantistico, ma Giorgio ed Ezio avevano raccolto la sfida di partecipare alla maratona, già allora, più famosa, quella di New York.
Correva l’anno 1997 ed il richiamo irresistibile di una città come NY mi fece scegliere di diventare accompagnatore della loro avventura;
In fondo in fondo sarebbe stato bello farmi una breve vacanza e andare alla ricerca dei mitici negozi di dischi che avevo sempre sognato e visto nei film.
Contrariamente alla mia idea invece, al mio arrivo nella grande mela ricordo che l’atmosfera della maratona in città mi aveva immediatamente affascinato, già allora era una festa popolare che in Italia ci possiamo solo sognare, ma la corsa, sotto un diluvio universale si era mostrata in tutta la sua durezza e fatica.
Così al mio ritorno in Italia cominciai a correre qualche rara corsetta di pochi km, senza alcuna pretesa, mentre mio fratello e il suo amico progettavano un ritorno a NY nel 2000 per partecipare di nuovo alla maratona, rodati da allenamenti ben più consistenti.
L’idea della corsa si faceva sempre più forte e così incoscientemente pensai di iscrivermi alla mezza maratona del Garda (allora non ci volevano certificati o tessere particolari per partecipare alla gare competitive) senza avere una minima preparazione e alcuna esperienza in questo tipo di gare.
Sorprendentemente mi resi conto di avere risultati simili a mio fratello Giorgio e del suo amico Ezio, che già avevano alle spalle alcune maratone e stavano cercando di allenarsi seriamente per tornare a NY.
Certamente 21 km non sono i 42 di una maratona, ma se lo facevano loro perché non avrei potuto anche io cimentarmi UNA VOLTA in una maratona? E perché no?! Pensiamo in grande… se facessi la maratona di New York?
Senza troppa convinzione decisi quindi che l’anno successivo sarei andato anche io a NY, non come accompagnatore, ma come esirdiente per solo una e una sola maratona nella mia vita!
Iniziai a correre con una certa frequenza, cercando di allungare a poco a poco le distanze percorse.
Seguendo una filosofia che non mi avrebbe mai abbandonato: correvo (e corro) unicamente a sensazione, senza seguire nessuna tabella o tecnica di allenamento, solo per divertimento.
E dopo alcuni mesi di autotraining, mi ritrovai catapultato nella fantastica atmosfera della maratona più famosa e partecipata del mondo, con mille timori e paure ma con una sola certezza…in qualsiasi caso, sarebbe stata la mia prima ed unica partecipazione in una gara di questo genere.
Fu una esperienza tanto fantastica quanto dura. Ricordo la mia gioia e la mia commozione mentre correvo gli ultimi km e pensavo “bene, obiettivo raggiunto, basta la mia carriera di maratoneta si conclude qui!”
E la stessa cosa devo averla ripetuta i giorni seguenti a tutti i componenti del nostro gruppetto, ero stato quello che aveva ottenuto il risultato migliore ed ero l’unico che manifestava pensieri di ritiro da attività future.
Questa fu la mia idea fino a quando, ripensando a quello che avevo fatto, ho scoperto una forza di volontà che fino a quel momento mi era totalmente sconosciuta, mi sono reso conto che potevo superare prove che mi erano sempre sembrate insormontabili.
Avevo superato il mio limite.
Ora non mi rimaneva altro che correre.
Correre mi dava sicurezza, contribuendo in modo sorprendentemente ad accrescere la mia autostima anche nella vita di tutti i giorni.
Sono una persona molto timida, ma la consapevolezza di riuscire ad affrontare senza troppi problemi prove simili, mi ha indubbiamente aiutato anche a rafforzare il mio carattere.
E così, sempre con i miei allenamenti fai da te
dei quali sono orgoglioso, ho iniziato a correre nei posti più impensati, trasformando la mia attività agonistica anche in occasioni di turismo inaspettato.
Le maratone, in giro soprattutto per l’Europa, mi hanno permesso di visitare località che probabilmente non mi sarei neanche sognato di conoscere, di fare un turismo particolare, perché chi corre una maratona ha una visione del territorio ben diversa dal vacanziero ordinario.
Correre la maratona mi ha permesso di conoscere veramente un’infinità di gente nonostante la mia timidezza cronica, insomma, si è innescato un processo positivo che ha veramente un po’ stravolto la mia vita, in tutti i sensi.
Mia compagna di questi anni è stata sempre la musica…
(sono rimasto affascinato dalla musica degli anni 60/70 ed oggi non ho più dove mettere i dischi, la mia casa è invasa in ogni angolo e soprattutto la musica di Elton John, di cui sono un collezionista fanatico, ha seguito passo passo ogni anno a partire dal 1972).
Maratona dopo maratona cominciai a palesare l’idea di superare le 100… era maggio del 2016 a Copenaghen ed esattamente 19 anni dopo la mia prima a New York, sono arrivato alla n° 131 correndo a Palermo lo scorso novembre.
Mi viene un po’ da ridere quando mi metto a dispensare consigli a chi magari inizia a correre o si sta lanciando nel mondo delle maratone, dopo tutti questi anni è vero che ho corso tanto, ma non sarei in grado di spiegare adeguatamente alcuna tecnica particolare di allenamento visto che io non ne ho mai utilizzata alcuna.
Qualche consiglio però mi sento di darvelo, che sia una maratona o qualsiasi altro obiettivo nella vita.
- Per prima cosa ci deve sempre essere un piacere di fondo in quello che si fa, se manca quello crolla subito tutto;
- Non fatevi influenzare più di tanto da quello che fanno gli altri, a me piace spesso andare controcorrente;
- Sfruttare anche gli avvenimenti negativi, che prima o poi arrivano, per trasformarli in forza positiva nella tua vita;
- Lascia scivolare addosso tutti i problemi che spesso esistono solo nella tua testa;
- Nel mio caso, per raggiungere un obiettivo, non mi butto a capofitto solo su quello, non mi estraneo da tutti gli altri miei interessi, ho bisogno di rimanere attivo su più fronti.
Gli anni inesorabilmente passano ma il mio pensiero è già quello di arrivare al traguardo delle 150 maratone.
Non bisogna mai mettere limiti a quello che si può fare!
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